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Invecchiare: l’esperienza del tempo

Persone anziane

Invecchiare: l’esperienza del tempo

Redattore: Philippe MIGLIASSO Dirigente superiore del Servizio Sanitario - Amministratore del Centro di Coordinamento Gerontologico di Monaco (C.C.G.M.).
L’aumento della speranza di vita, avviatosi dalla fine del XIX secolo e prolungatosi per tutto il XX secolo, ha un impatto sempre maggiore in tutti i Paesi industrializzati. Le evoluzioni dal punto di vista sociale dovute al miglioramento delle condizioni di vita, da quello organizzativo grazie alla qualità di vita sul luogo di lavoro, economico ma, soprattutto, dal punto di vista sanitario, hanno permesso, ai giorni nostri, un continuo aumento della speranza di vita. (Uomini: 79,5 anni -  Donne: 85,4 anni).
Questi anni di vita supplementare ci inducono a posizionare, nei nostri Paesi, l’invecchiamento ad un incrocio tra le problematiche economiche, mediche e sociali. Tali problematiche ci pongono domande circa il futuro delle nostre società, dove il tasso di natalità non permette più, o, per i più fortunati, permette di raggiungere a fatica, il rinnovamento della popolazione.
Questi anni guadagnati di vita possono essere considerati come una fortuna se noi riusciamo ad associarli a un guadagno di vita in buona salute. I progressi medici, soprattutto in ambito cardiovascolare, hanno fortemente contribuito a tale evoluzione. Ma il grande flagello per la salute pubblica che rappresentano le malattie neurodegenerative e i tumori, restano attualmente quei challenge che contribuiranno a perseguire una speranza di vita in buona salute.
 
La perdita di autonomia è una paura che attanaglia chiunque. Vivere il più a lungo possibile nella propria casa è il desiderio di ognuno.  Non esistono profili tipo di persone anziane. L’esperienza del Centro di Coordinamento Gerontologico ci dimostra che alcuni ottantacinquenni presentano capacità cognitive e fisiche paragonabili a soggetti molto più giovani, mentre alcuni settantacinquenni (età media in cui si rischia di “cadere” nella spirale della dipendenza dagli altri) presentano una perdita di autonomia nell’adempimento di atti di vita quotidiana per motivi fisici o neurodegenerativi.
 
L’invecchiamento è un processo programmato e continuo che inizia dalla fecondazione e che attraversa varie fasi: lo sviluppo, la maturità e la senescenza.
È il risultato degli effetti intrinseci di fattori genetici (invecchiamento intrinseco) e di fattori ambientali ai quali è sottoposto l’organismo durante tutta la propria vita. La senescenza riguarda tutti gli esseri umani, gli animali e le piante. Sopraggiunge dopo l’età matura e si manifesta con il lento e progressivo invecchiamento dei tessuti e degli organi. La senescenza è fisiologica e programmata. Colpisce tutti gli organi e tutte le cellule del corpo umano che iniziano a invecchiare. Tale invecchiamento comporta un rallentamento dell’attività dell’organismo e delle funzioni vitali. Il processo è inevitabile e non può essere invertito.
Ma se l’invecchiamento è ineluttabile, quali segreti detengono i nonagenari che vivono ancora a casa o i centenari i cui anni non sono un pretesto per finire in prima pagina dei giornali? In effetti, oggi, l’età cronologica non è più l’unico motivo di stupore. Lo stupore deriva da queste vecchiaie “riuscite” che incontriamo.
Che gioia vedere la tale centenaria rimanere in contatto, via tablet, con i propri pronipoti sparpagliati ai quattro angoli del globo! Che lezione ha dato l’altra centenaria al team del Centro Speranza-Albert II in risposta alla domanda sul segreto della propria longevità: “Bisogna vivere nel proprio tempo, non avere nostalgia e frequentare la gioventù. Ciò vuol dire, a volte, fare evolvere i propri pensieri e adattarsi”.
Ritroviamo tale segreto nella letteratura gerontologica in altri termini. In effetti, se la nostra azione sui fattori intrinseci resta limitata o di ambito dell’expertise medica, l'identificazione dei fattori estrinseci, invece, pone ognuno di fronte alla propria responsabilità. E ciò in maniera ancora maggiore, se pensiamo che l’isolamento e la solitudine che colpiscono circa ¼ degli over 75 “Fondation de France - la solitudine in Francia - Rapporto 2016” possono contribuire alla fragilità fisica, psicologica e sociale.
 
Fragilità, il concetto è lanciato.
Concetto presente nella letteratura gerontologica da ormai qualche anno che viene definito dalla Società Francese di Gerontologia e Geriatria come sindrome clinica: “la fragilità è definita come una diminuzione delle capacità psicologiche di riserva che altera i meccanismi di adattamento allo stress. La sua espressione clinica è modulata da comorbilità e da fattori psicologici, sociali, economici e comportamentali. La sindrome di fragilità è un marcatore del rischio di mortalità e di eventi peggiorativi, soprattutto in termini di incapacità, di cadute, di ricoveri ospedalieri e di ingresso in casa di riposo. L’età è considerata come una discriminante di fragilità ma non può spiegare da sola tale sindrome.”
La speranza di vita in buona salute potrebbe derivare, dunque, dall’attuazione di misure preventive. Ma la prevenzione rimane un’iniziativa volontaria che ci rimanda a una presa di coscienza, a un’intenzione di voler agire. In materia di invecchiamento, ci ritroviamo faccia a faccia con le nostre proprie proiezioni: l’età che avanza, gli anni della gioventù che si allontanano, l’ultima parte della nostra vita e, soprattutto, le nostre sensazioni sulla vita che passa.
Come per tutte le misure preventive, bisogna agire a monte. Ma in quale momento? A quale età? Se ne esiste una.
L’invecchiamento è un processo senza interruzione fin dal nostro concepimento. Per questo, i colori dell’autunno della nostra vita saranno più belli se ci saremmo presi cura delle precedenti stagioni.