Attualità
40 anni di lotta contro l’HIV | 1983-2023
I quaranta anni del virus dell’AIDS: 1983-2023
Nel giugno del 1981 vengono dichiarati negli Stati Uniti i primi casi di una nuova malattia semplicisticamente ribattezzata “sindrome gay”, dal momento che essa colpiva in prevalenza la comunità omosessuale maschile, quindi “sindrome delle 4 H” (da Homosexuals, Heroin addicts, Hemophiliacs e Haitians); il termine AIDS, (per gli anglosassoni Acquired ImmunoDeficiency Syndrome), ossia Sindrome da immunodeficienza acquisita, sarà poi definitivamente adottato nel 1982 per indicare tale malattia i cui molteplici sintomi clinici derivano da una progressiva decadenza del sistema immunitario.
La scoperta dell’HIV: una storia controversa tra la Francia e gli Stati Uniti
Nel 1983 il responsabile di tale sindrome è identificato dal Prof. Luc MONTAGNIER e dal suo team dell’istituto Pasteur: si tratta di un retrovirus inizialmente chiamato LAV (da Lymphadenopathy Associated Virus, poiché evidenziato su un ganglio prelevato da un paziente). Ma la pubblicazione dei risultati viene accolta con un certo scetticismo. Solo nel 1984 l’americano Robert GALLO, conosciuto per aver scoperto qualche anno prima il primo retrovirus umano, si attribuisce la paternità della scoperta del virus dell’AIDS, che chiamerà HTLV3. Viene rapidamente dimostrato che LAV e HTLV3 non sono altro che lo stesso identico virus. Seguirà quindi una battaglia legale sullo sfondo di grossi interessi finanziari tramite fornitura di test per lo screening. Nel 1986 il virus viene definitivamente ribattezzato HIV (per gli anglosassoni Human immunodeficiency virus), meglio noto in Italia come virus dell’immunodeficienza umana; un accordo stipulato nel 1987 stabilisce la spartizione delle royalties generate dai test di screening tra la Francia e gli Stati Uniti. La polemica sulla scoperta dell’HIV si concluderà definitivamente, però, solo nel 2008 con l’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina esclusivamente ai francesi Luc MONTAGNIER e Françoise BARRE-SINOUSSI.
Dall’AZT ai trattamenti odierni: evoluzione della presa in carico dell’infezione da HIV
Il 1987 sarà anche l’anno di immissione sul mercato dell’AZT, primo trattamento contro l’infezione da HIV. Conosciamo già il resto della storia: l’arsenale terapeutico si arricchisce progressivamente di nuove molecole in grado di attaccare i vari meccanismi di replicazione del virus, fino a giungere, a inizio 1996, all’uso delle “triterapie”, le quali, per la prima volta permetteranno un completo e perenne controllo della carica virale. Ma si tratta, purtroppo, di trattamenti pesanti e impegnativi, che prevedono talvolta fino a 20 pillole al giorno, con numerosi effetti secondari. Gli anni successivi sono sfruttati, soprattutto, per cercare di semplificare tali trattamenti, che attualmente si limitano ormai all’assunzione di una o due compresse al giorno con una migliore tollerabilità, ma che possono addirittura spingersi, da pochissimo e in determinati casi, fino a una sola iniezione intramuscolare bimestrale. Oltre ad aver guadagnato in qualità della vita, i pazienti possono ormai prospettare un’aspettativa di vita “normale”.
Screening e prevenzione dell’HIV: mezzi efficaci per lottare contro l’epidemia
Ma la battaglia non è conclusa: con oltre 5.000 nuovi casi all’anno in Francia, il tasso di incidenza ristagna ormai da diverso tempo, e ancora 40 anni dopo, il vaccino così tanto atteso non è ancora disponibile. Ma è necessario non farsi ingannare, la mancanza di un vaccino non deve farci scordare che, in realtà, disponiamo di mezzi che possono far rallentare o addirittura interrompere completamente la diffusione dell’HIV; stiamo parlando della prevenzione e dello screening precoce. È necessario insistere su quest’ultimo punto, dal momento che sappiamo che sono circa 30.000 i sieropositivi che ignorano di esserlo, che il 50% dei nuovi pazienti non aveva mai effettuato alcun test di screening in precedenza e soprattutto che il 30% dei nuovi sieropositivi si trova già a uno stadio avanzato della malattia!
Le associazioni e i protagonisti impegnati nella lotta contro l’HIV nel Principato di Monaco
Informazione, prevenzione, screening rimangono le parole chiave del nostro messaggio e a tal proposito cogliamo l’occasione per rendere omaggio alle associazioni che stanno svolgendo un ruolo essenziale fin dall’inizio dell’epidemia; pensiamo a AIDES, Act Up, SIDA Info Service, ma anche certamente nel Principato, a tutti i volontari di Fight Aids i quali, presieduti da SAS la Principessa Stéphanie, operano regolarmente sul territorio per informare ed effettuare lo screening. Tale è pure la mission del Centro Monegasco di Screening, il cui settore CDAG, creato nel 1988 tramite Ordinanza sovrana, segna il coinvolgimento del Governo Principesco nella lotta contro l’infezione da HIV.